Che cosa è il diabete di tipo 2?
Il diabete di tipo 2 è caratterizzato da una ridotta produzione di insulina e una diminuita capacità dell’insulina stessa di svolgere le proprie azioni sul metabolismo. L’insulina, raggiunto il sangue, permette ai numerosi “distretti” dell'organismo (in particolare fegato, tessuto adiposo e muscolo) di assimilare gli zuccheri e metabolizzarli adeguatamente. All’origine del diabete di tipo 2 c’è una ridotta capacità di questi "distretti" ad utilizzare l’insulina (insulino-resistenza) associata ad un difetto nelle cellule nel pancreas che producono l’insulina (le beta-cellule che sono in numero minore e unzionano meno del normale) e una tossicità diretta esercitata dall’eccesso di zuccheri e lipidi. È come se sulle nostre cellule ci fosse una ‘serratura’ che permette al glucosio di entrare regolata da una chiave e cioè l’insulina. Quando le cellule non riconoscono la “chiave” (insulina-resistenza) la serratura non si sblocca e il glucosio non potendo entrare nelle cellule per essere metabolizzato e, quindi, utilizzato (soprattutto quelle dei muscoli e del tessuto adiposo) si accumula nel sangue. A questo punto il pancreas vedendo che l’insulina non funziona adeguatamente per ‘sbloccare la serratura’ dopo una fase iniziale di super produzione perde il controllo e non riesce più a tenere sotto controllo il livello della glicemia nel sangue. Il sovrappeso e l’obesità giocano un ruolo importante perché sono alla base dell’insulino-resistenza in quanto il tessuto adiposo rilascia degli ormoni che rendono meno efficace l’azione dell’insulina nel suo ruolo di “chiave sblocca serratura”.
Che differenza c'è tra il diabete di tipo 1 e 2?
A differenza del diabete di tipo 2 che colpisce prevalentemente gli adulti, soprattutto quelli in sovrappeso, (anche se stanno aumentando i casi tra i più giovani) il diabete di tipo 1, insulino-dipendente, colpisce prevalentemente i bambini e gli adolescenti anche se non è rara la sua comparsa in età adulta o, addirittura, nella terza età. Ha un esordio improvviso mentre il diabete di tipo 2 rimane “in silenzio” per anni.
Le cause del diabete di tipo 1 sono su base immunitaria e la malattia è causata da un’insufficiente o assente produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas. Nel diabete di tipo 2 il problema principale non è la scarsità o la mancanza di insulina (anzi a volte è addirittura prodotta in eccesso) ma la resistenza insulinica e cioè l’incapacità delle cellule del nostro organismo di utilizzare questo ormone.
Nel diabete di tipo 1 le persone sono generalmente normopeso, nel diabete di tipo 2 al contrario sono in sovrappeso o obese; nel diabete di tipo 1 i sintomi (bisogno di fare spesso la pipì e molta sete anche senza un motivo) sono sempre presenti mentre il diabete di tipo 2 è spesso asintomatico o i campanelli d’allarme sono talmente modesti che passano inosservati (per questo la diagnosi avviene spesso quando già ci sono complicanze). La terapia per il diabete di tipo 1 è con insulina che diventa un farmaco salvavita sin dalla diagnosi della malattia mentre per il diabete di tipo 2 la terapia è progressiva e ci sono diverse opzioni a disposizione.

Il diabete di tipo 2 è una malattia molto diffusa?
In Italia sono oltre 3 milioni e mezzo le persone con diabete di tipo 2, circa il 5,8% dell’intera popolazione. Almeno due persone su tre sono anziane. A questi bisogna aggiungere circa 1,5 milioni di persone che hanno il diabete e non lo sanno e i 4,5 milioni che sono in una condizione di pre-diabete. Si stima che in Italia, tra il 2000 e il 2019, siano aumentate di 1 milione e 360 mila le persone con diabete, un fenomeno da collegare non solo all’invecchiamento della popolazione ma a più fattori come la sedentarietà, l’obesità e la scarsa attenzione agli stili di vita salutari. La prevalenza del diabete è in continua crescita in tutti Paesi europei. In assenza di interventi mirati si stima che la prevalenza del diabete possa raggiungere il 9,3% entro il 2060.
Il diabete di tipo 2 è una malattia ereditaria?
Il diabete non è una malattia ereditaria e cioè se un genitore soffre di diabete non è inevitabile che anche i figli siano colpiti. Tuttavia, c’è una predisposizione familiare soprattutto per il diabete di tipo 2. Questo significa che se una persona ha parenti di primo grado (genitori o fratelli) che soffrono di diabete ha un rischio di ammalarsi più alto rispetto a chi non ha casi in famiglia. Ed è importante che quando si riceve una diagnosi di diabete anche i parenti di primo grado ne parlino con il loro medico.

Che differenza c’è tra diabete e pre-diabete?
Con il termine pre-diabete si intende una condizione nella quale c’è una iperglicemia (livelli di glucosio nel sangue superiori alla norma) lieve e livelli alti di insulina nel sangue (precoce insulino-resistenza). Si può stare in questa fase per molti anni, senza sintomi e senzarendersene conto ed invece è importante capire tempestivamente la situazione e, quindi, intervenire. Perché l’iperglicemia provoca nel tempo seri danni. A differenza del diabete che non è una condizione dalla quale si può guarire, il pre-diabete può esssere reversibile se si interviene per tempo e, spesso, può bastare adottare uno stile di vita più sano, tenere sotto controllo il peso e fare un’attività fisica regolare ed adeguata.
Quali sono i fattori di rischio?
Ci sono delle condizioni in cui una persona è più a rischio di un’altra di andare incontro al diabete di tipo 2. Alcune di queste non dipendono dal nostro stile di vita e quindi non possiamo fare nulla per evitarle o correggerle (fattori non modificabili), altre invece sono legate a comportamenti scorretti (fattori modificabili). Se ci troviamo nella condizione in cui per età, familiarità o etnia siamo più a rischio è ancora più importante adottare uno stile di vita adeguato ed evitare fattori di rischio aggiuntivi come sovrappeso, sedentarietà, ecc.
Fattori di rischio non modificabili
- L’età: oltre il 62% dei diabetici in Italia è al di sopra dei 65 anni, tuttavia anche nel nostro Paese si sta abbassando l’età media di insorgenza del diabete, ed è quindi bene sapere che dopo i 45 anni il rischio di sviluppare il diabete aumenta notevolmente.
- La familiarità: il fatto di avere familiari consanguinei con diabete.
- L’appartenenza a determinati gruppi etnici più a rischio: nelle popolazioni asiatica e afro-caraibica la prevalenza del diabete è almeno cinque volte superiore.
Fattori di rischio modificabili
- Il sovrappeso e l’obesità: l’obesità è chiaramente legata sia all’insorgere del diabete di tipo 2, sia alla frequenza e gravità delle complicanze. Basti sapere che se da una parte su 10 persone diabetiche, 8 sono obese, dall’altra la persona obesa che riduca anche solo del 7% il proprio peso riduce il rischio di insorgenza del diabete del 60%.
- La scarsa attività fisica: una regolare attività fisica è indispensabile per prevenire e controllare meglio il diabete, per mantenere il peso o diminuire il peso corporeo e, in generale, per mantenersi in salute.
- L’ipertensione arteriosa: valori pressori al di sopra della norma e non adeguatamente controllati, oltre a rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2, contribuiscono ad aumentare il rischio delle complicanze cardiovascolari legate al diabete.
- La dislipidemia: condizione caratterizzata da valori elevati di grassi nel sangue. In particolare risultano elevati il colesterolo totale, il colesterolo LDL e i trigliceridi, mentre il colesterolo HDL è ridotto.
- Il fumo e l’eccessivo consumo di alcool: cattive abitudini da correggere indipendentemente che si soffra o meno di diabete.